Oltre a queste normali modificazioni dovute all’età, con il passare degli anni è frequente l’insorgenza di malattie croniche, tra cui, per esempio, malattie cardiocircolatorie, diabete mellito o malattie dell’apparato muscolo-scheletrico, che già di per sé possono avere effetti negativi sull’idoneità alla guida. Particolarmente rilevanti per la sicurezza stradale sono inoltre una capacità percettiva inalterata e, in particolare, una capacità visiva da entrambi gli occhi che, in generale, deve essere pari al 70% per poter avere la patente di guida, in quanto si ritiene che attraverso l’occhio venga acquisito il 90% delle informazioni rilevanti per la circolazione stradale. Il problema, tuttavia, è che con l’avanzare dell’età la vista peggiora: rispetto a un ventenne, un 61enne dispone in media ancora del 74% dell’acutezza visiva, mentre un 80enne ne conserva appena il 47%. Poiché i disturbi della visione mesopica si sviluppano in modo strisciante nel corso di molti anni, spesso non vengono percepiti dai conducenti più anziani. Gli esperti stimano che nel 22% dei soggetti fra i 60 e i 69 anni e nel 34% dei soggetti, con un’età di 70 anni o più, la compromissione della vista mesopica sia così marcata che, anche solo per questo motivo, la guida notturna di veicoli a motore non possa più avvenire in sicurezza.
Oltre alle capacità visive, anche quelle uditive si riducono con l’età. Con il tempo, infatti, aumenta la probabilità di sviluppare un’ipoacusia. Questa condizione, soprattutto se coesistente con altri deficit multisensoriali (vista, senso dell’equilibrio, giramenti di testa) si ripercuote negativamente sulla sicurezza stradale. Tra i conducenti più anziani si riscontrano spesso soggetti colpiti da patologie croniche multiple, fra cui anche la sindrome metabolica – vale a dire persone che soffrono sia di ipertensione, sia di sovrappeso e diabete. In presenza di patologie diabetiche, le prestazioni possono subire una marcata riduzione nel caso in cui la malattia abbia portato a complicanze importanti come, per esempio, disturbi alla vista o paralisi come esito di un ictus. Il diabete di tipo 2 va considerato come fattore di rischio per lo sviluppo di malattie cardiocircolatorie. In presenza di determinate forme di diabete possono insorgere patologie secondarie a carico di occhi, reni, nervi e vasi sanguigni del cuore, del cervello o delle gambe che, a loro volta, determinano limitazioni funzionali.
Nell’ambito di uno studio sullo stato di salute dei conducenti anziani e delle conseguenze sulla sicurezza stradale, l’analisi sistematica di 400 pratiche archiviate dell’ufficio patenti di Dresda (Sassonia), relative a casi particolarmente interessanti di conducenti di 65 anni o più, ha permesso di identificare alcuni fattori di rischio. Per valutare il rischio sono stati utilizzati i risultati di prove di idoneità alla guida disposte dalle autorità. In base a questi risultati, la probabilità di un esito negativo aumentava in presenza delle seguenti caratteristiche: età superiore a 80 anni, demenza, plurimorbilità e coinvolgimento in incidenti complessi. Questo non è stato tuttavia riscontrato per patologie singole relative alla capacità visiva, alle limitazioni motorie, alle malattie renali, al diabete o alle patologie cardiocircolatorie. Si potrebbe ipotizzare che questo sia in parte dovuto all’esistenza di idonee strategie di risposta e che determinati tratti caratteriali positivi negli anziani, come per esempio la coscienziosità, supportino la compliance medico-paziente-terapia in età avanzata. Non è dunque la diagnosi della malattia a caratterizzare un automobilista, bensì il modo in cui tale condizione viene gestita. Questo vale altresì per patologie transitorie accompagnate da sintomi più o meno forti.